Tra i muri di questo convento si respira ancora come poteva essere la loro vita quotidiana: negli scantinati ampie vasche e calderoni per il bucato, innumerevoli stanze affacciate sui lunghi corridoi, una chiesa intima e suggestiva, passaggi segreti e stanze "di rappresentanza".
Un'imponente scalinata porta al piano superiore da cui si accede ad un parco speciale, dove alberi secolari rinfrescano le calde giornate estive.
La comunità ha il nome di Artaban, il quarto Re Magio, quello che, si dice, non sia mai riuscito a raggiungere la grotta, perchè lungo il cammino si è fermato, ha scelto di ascoltare il richiamo di chi aveva bisogno, di mettere da parte il proprio obiettivo, per dedicarsi invece ad aiutare gli altri. (il quarto saggio)
Artaban sta prendendo forma, dopo i primi anni di insediamento, in cui sono passate diverse persone, il gruppo, così come il progetto, si sta consolidando: una famiglia numerosa, una coppia con un bimbo piccolo, tre persone over sessanta, oltre a persone in avvicinamento, di passaggio o persone che, per diversi motivi sono inquilini del Condominio Solidale, ma hanno scelto di non intraprendere il percorso comunitario.
I progetti sono ricchi e interessanti: un asilo nido familiare, l'accoglienza di persone in difficoltà con il supporto di una cooperativa sociale, la scuola della decrescita.
Entriamo subito in relazione, come se facessimo parte della famiglia, ed effettivamente, ne corso di circa quattro mesi abbiamo avuto l'opportunità di fare esperienza di alcune cose molto importanti:
- ogni comunità di MCF è caratterizzata dalle persone che ne fanno parte, cosa che potrebbe apparire scontata, ma per noi rappresenta un grande valore.
- imparare ad utilizzare una comunicazione ecologica tra le persone e costruire un clima di fiducia sono ingredienti essenziali per poter vivere insieme e prendere decisioni condivise.
- i luoghi dello spirito se si dichiarano universali o contengono i simboli di ogni tradizione, oppure debbono restare spogli...
e per finire una storia che ci ha regalato Artaban:
si dice che le scimmie inizialmente vivessero sugli alberi, quando le prime furono costrette a scendere, perchè i cambiamenti del clima le avevano spinte nella savana, si sentirono indifese; durante i pasti venivano infatti spesso attaccate dai grandi carnivori predatori. Furono così loro ad escogitare il cerchio, come strategia difensiva. Sedute in cerchio ognuna aveva la possibilità di sorvegliare una direzione e tutte insieme riuscivano così a avvistare in tempo un eventuale attacco da qualsiasi parte arrivasse. Non si estinsero e poterono evolversi.
Il cerchio, il mutuo aiuto, il sostegno reciproco, non sono una nostra invenzione né una moda di questi tempi di crisi, ma un bisogno profondo.
dopo varie (dis)avventure con il pc è stato un piacere ritrovarvi e scoprire questo luogo che ispira serenità.
RispondiEliminaviene voglia di venire a trovarvi...e come sono solari Martino e Nicolò.
un augurio pieno di luce e gioia, spero che un giorno le nostre strade si possano incontrare.
ciao ivana