L'incontro è stato un ottima occasione per conoscere numerose famiglie che in Italia stanno praticando la scuola familiare. Erano rappresentate molte regioni: Umbria, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Abruzzo, Marche, Campania, Trentino Alto Adige...
ed erano anche rappresentati diversi percorsi, diverse scelte di vita e diversi stili, ma uno stesso modo di guardare all'educazione e all'istruzione dei bambini e dei ragazzi e al ruolo della famiglia e delle istituzioni.
La maggiorparte dei bambini presenti sono nati in casa, scelta importante e primo passo, si può dire, di chi mette in discussione l'importanza del ruolo delle istituzioni nella vita delle persone e soprattutto ne percepisce le criticità e la problematicità.
Nascere in casa perchè il parto è una cosa naturale, delicata ed intima, che viene spesso aggredita e snaturata dalla medicalizzazione a volte un po' standardizzata degli ospedali. Nascere in casa per ritrovare quel prezioso patrimonio di ogni donna, che sa partorire e che, pur scegliendo magari di essere assistita da un'ostetrica o da una levatrice, non ha però bisogno di un medico per far nascere suo figlio.
Dopo la nascita, la scelta dell'allattamento al seno, ormai dato di fatto, indiscusso pilastro relazionale e nutrizionale su cui fondare una nuova vita... ma solo alcuni decenni fa bandito dalle realtà ospedaliere...
E così l'educazione.... come ulteriore passo di un cammino, un continuum, che va dal concepimento, alla nascita e via via nel corso di tutta la vita.
Riscoprire la possibilità di uno stile di vita più sostenibile, la presenza degli adulti nella famiglia ed il loro ruolo, di prima guida e modello per i bambini.
Stile di vita semplice, ecologia fatta di gesti quotidiani, messa in discussione delle priorità della massa e riordino di queste scelte... non il denaro, non la carriera, non la scalata sociale al primo posto, ma il ben-essere, il rispetto dei ritmi naturali, dei bambini e degli adulti...
A grandi linee il cammino è questo, ognuno si trova ad un punto differente, ci sono strade parallele e passi diversi... ma la direzione è la medesima.
Matteo, giovane insegnante, interessato alle esperienze di scuola libertaria, ha ammesso di essere venuto all'incontro “...con alcuni dubbi sulla scuola e di andare via con molti dubbi sulla vita”. E le sue parole mi sembrano rappresentative di questi mille percorsi paralleli, che sanno che, come genitori non si può parlare di educazione famigliare a prescindere dalle scelte di vita.
E quando di mettono in discussione le istituzioni, ci si interroga sul loro ruolo nell'educazione dei ragazzi, che forse non vengono educati affatto dalla scuola, che si preoccupa invece di istruirli, di addestrarli nel diventari bravi cittadini di di questa società, pronti a competere, a venire valutati e misurati, ad omologarsi e a sottostare a procedure standardizzate.
Chi non rispetta i tempi prefissati viene spesso etichettato come “problematico” e viene seguito da specialisti, terapisti che si occupano di curare il suo disturbo, disgrafia, discalculia, dislessia, disturbi dell'attenzione, o del comportamento...
I tempi e i modi della scuola stanno drammaticamente diventando insostenibili.
Certo ci sono sempre spendidi insegnanti, innamorati del loro lavoro, che riescono a fare stare bene i bambini e ad insegnare loro tante cose con gioia... ma sono sempre di meno, e soprattutto non è per questo che la scuola è una bella cosa.
Anche tra i ginecologi che lavorano in ostetricia ci saranno delle brave persone che, nonostante l'istituzione, riescono a fare stare bene le persone.
Il problema non sono affatto le persone, anzi è proprio perchè si ha fiducia nelle persone e nelle loro capacità relazionali e nella potenza dei legami affettifi tra le persone, che si vuole mettere in discussione l'istituzione.
E allora che cosa si può fare?
Ma non è obbligatorio andare a scuola?
Andare a scuola non è affatto obbligatorio secondo la legge italiana.
Ad essere obbligatoria è l'istruzione.
Cosa ben diversa.
I genitori che lo desiderano possono assumersi direttamente la responsabilità dell'istruzione dei propri figli.
La normativa specifica è varia e si presta a diverse interpretazioni. La norma attualmente è che al termine di ogni anno scolastico ci sia una verifica dell'istruzione dei bambini da parte delle istituzioni scolastiche. Cosa che si traduce spesso in un esame che i bambini devono sostenere nella scuola.
Le domande sorgono spontanee, e non è affatto facile dare una risposta:
come fa la stessa istituzione la cui funzione viene messa in discussione con questa scelta, occuparsi di una valutazione?
E quale tipo di valutazione viene effettuata?
Secondo quali parametri?
Spesso l'esame è inteso come verifica dell'idoneità alla frequenza della classe successiva.
Che senso ha, nel caso di scuola parentale per tutto il ciclo?
E nel caso in cui un bambino non venga valutato idoneo alla classe II, potrà comunque sosterere l'esame di idoneità alla classe IV l'anno successivo?
E allora alcuni dirigenti illuminati verificano l'andamento della scuola famigliare attraverso colloqui con i genitori, attraverso colloqui con i bambini... richiedendo un esame soltanto alla fine del ciclo, la vecchia quinta elementare o la terza media.
C'è poi anche chi preferirebbe che non ci fosse alcuna valutazione istituzionale (...a meno che non sia poi una scelta o un esigenza del ragazzo sostenere l'esame di terza media, come privatista, in qualsiasi momento della sua vita) dal momento che il valore delle persone non dipende affatto dal loro titolo di studio.
Le teorie psicologiche o pedagogiche che fanno da ispirazioni a questi genitori, sostengono che i tempi dello sviluppo e dell'apprendimento siano individuali... e che le cose imparate richiedano tanto tempo per “sedimentare”. Non serve “tempestare” i bambini di nozioni... si ottiene soltanto l'effetto opposto, difficilmente ricorderanno le cose imparate.
Sull'organizzazione pratica della scuola famigliare ci sono diversi modelli, alcuni organizzano momenti prefissati di scuola vera e propria, altri improvvisano, seguendo ispirazioni e interessi dei bambini... Altri ancora frequentano la scuola pubblica, perchè il concetto di scuola famigliare, ci è sembrato di capira che è così ampio e variegato che non si esaurisce affatto con la frequenza o meno della scuola istituzionale... ma si tratta piuttosto di un modo di essere e di vivere la relazione tra genitori e bambini.
E I risultati?
I bambini sono belli, i loro occhi particolarmente luminosi, interssati alla vita, hanno fiducia in loro stessi e ottime capacità relazionali. Tutti imparano a leggere quando ne sentono la necessità. Sanno tante cose di alcuni argomenti e poche di altri (così come vuole la natura dell'essere umano...).
E noi anche lasciamo questo incontro con tanti dubbi sulla vita...
ci sentiamo richiamati profondamente alle nostre responsabilità di esseri umani, di genitori e di cittadini.
Ancora una volta abbiamo toccato con mano che le possibilità sono molteplici... per smettere di criticare questa società in crisi, che spesso non rispecchia il nostro modo di sentire e di vedere il mondo, e per fare davvero qualcosa, per vivere una vita che davvero sia in linea con il nostro pensiero e con quello che sentiamo nel cuore.
Alcuni consigli per chi vuole approfondire:
“Il concetto di continuum” di Jean Liedloff
Unschooling teoria su cui su internet si trova tantissimo
“I vostri figli hanno bisogno di voi” di Gabor – Matè
Cari Gianni e Valentina,
RispondiEliminagrazie per questo bel testo con fotografie.
Vorrei dire che anch'io sono partita dal campo con molti interrogativi, non dubbi sulla vita, piuttosto dubbi su come vivere la vita, mettendo in discussione punti di vista consolidati per dare più spazio alla vita,per, come dite voi, cercare di "vivere una vita che davvero sia in linea... con quello che sentiamo nel cuore", in quanto il pensiero non sempre è in linea con il cuore... Baci Samuela